Terapie di prima linea a confronto nel glaucoma di nuova diagnosi: analoghi prostaglandinici vs betabloccanti

Francesco Oddone, Lucia Tanga, Pasquale Pasculli e Marco Centofanti
IRCCS – Fondazione G.B.Bietti, Roma
UOSD Glaucoma – Università di Roma Tor Vergata

L’obiettivo della terapia del glaucoma è quello di rallentare o arrestare la progressione del danno funzionale provocato dalla malattia in modo da proteggere la qualità di vita del paziente ad un costo sostenibile.
La letteratura scientifica prodotta negli ultimi 15 anni ha confermato in modo inequivocabile che l’unica strategia in grado di ridurre il rischio che la malattia progredisca è rappresentata dalla riduzione della pressione intraoculare comunque essa venga ottenuta, con mezzi medici, parachirurgici o chirurgici e questo è risultato valido per tutte le forme di glaucoma incluso il glaucoma a bassa pressione.
La relazione tra riduzione pressoria e riduzione del rischio di peggioramento è risultata inoltre molto forte tanto che ci si può attendere una riduzione di tale rischio pari al 13-19% per ogni singolo mmHg di riduzione pressoria ottenuta con la terapia.
Tuttavia, anche se l’entità della riduzione della pressione oculare gioca un ruolo fondamentale nel ridurre il rischio di peggioramento, esistono altri determinanti in grado di condizionare significativamente il successo terapeutico e tra questi l’aderenza da parte del paziente alla terapia prescritta gioca sicuramente il ruolo più importante.
L’aderenza può essere definita come il grado di rispetto della prescrizione terapeutica da parte del paziente (farmaco, dose, frequenza di somministrazione, durata della terapia)…

 

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