Genova – Un nano-interruttore in grado di “scattare” se attivato dalla luce e “spegnersi” con il buio. Ziapin – una nuova molecola sintetica, in grado di rendere sensibili alla luce i neuroni – si ispira a qualcosa che esiste già in natura: i fotorecettori della retina. E la speranza, sebbene gli autori della ricerca tengono a sottolineare come la strada sia ancora lunga, è proprio che un giorno la scoperta possa curare le persone affette da malattie degenerative della retina, e aiutarle a riacquistare la vista. Lo studio, partorito da un team italiano, è stato premiato con una pubblicazione di un articolo su Nature, la rivista internazionale più prestigiosa in tema di nanotecnologie e neuroscienze. Il gruppo di ricerca multidisciplinare è composto da ricercatori dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova e Milano (coordinati da Fabio Benfenati e Guglielmo Lanzani), in collaborazione con un team del Politecnico di Milano guidato da Chiara Bertarelli. «Grazie a questa scoperta si potrà studiare più efficacemente il funzionamento del cervello – spiegano – superando alcuni limiti delle tecniche attuali».
Dopo una prima fase di progettazione avvenuta a Milano, i test determinanti per lo studio sono avvenuti presso i lavoratori del Centro di biotecnologie del San Martino, polo scientifico affiliato all’Iit e all’Ist. Qui lavora Mattia DiFrancesco, 37 anni, biotecnologo e primo firmatario dello studio insieme a Elisabetta Colombo e Francesco Lodola: «Molte malattie della retina – spiega DiFrancesco – hanno mostrato come la degenerazione riguardi solo i fotorecettori, mentre gli altri gruppi funzionali delle cellule continuano a funzionare. Questo significa che se riuscissimo a sostituire lo strato danneggiato, potremmo trovare un sistema ancora sani».